Conoscenze storice ed urbanistiche sulla città acquisite negli ultimi cinquant'anni

Arch. Franco Carminati

La storia della città è molto lunga ed articolata quindi è difficile poter anche solo immaginare di completarne lo studio in modo esaustivo.
Nel secolo XX e nella prima metà del XXI si sono poste le basi di questo studio e si sono individuati quanto meno i periodi di massimo interesse ed anche della massima importanza della città nel contesto storico piemontese, nazionale ed internazionale.
Risulta praticamente impossibile prendere in esame unicamente un periodo storico isolandolo dai rimanenti in quanto tutti sono legati tra loro ed ognuno ha un aggancio stretto ai precedenti quindi si può dire che gli studi condotti negli ultimi cinquanta anni sono stati finalizzati all’approfondimento delle conoscenze storiche del periodo compreso tra i secoli XIII e XVII.
Questa limitazione deriva dal fatto che la città ebbe in questo lasso di tempo i momenti, seppur con alterne vicende, di massima importanza politica e militare.
Gli studi condotti da persone diverse non hanno sempre seguito un criterio strettamente temporale ossia non è stata studiata sistematicamente la storia cittadina ma ognuno ha seguito la linea dei propri interessi di ricerca quindi per chi si accinge ad analizzare la situazione nelle linee generali si presenta un quadro disomogeneo di risultati e di approfondimenti.
Alla data del 1950 la ricerca storica ed i risultati conseguenti erano condensati nelle opere di Cirillo Massi, del Conte Gabotto, della famiglia Pittavino, dei fratelli Caffaro oltre ad altre operette minori.
La ricerca storica risentiva dei criteri storiografici del tempo ossia di un minor rigore di ricerca per privilegiare una forma più letteraria delle opere anche se alcuni lavori sono ugualmente risultati base insostituibile per gli studi successivi.
L’inizio dell’ultimo mezzo secolo trova impegnati a far progredire gli studi storici sulla città il dottor Ugo Marino ed in modo più pratico l’ing. Cesare Borgna i quali, seppure seguendo criteri assai personali, ridiedero slancio alla ricerca anche con l’impiego di metodi di verifica e ricerca sui documenti e sul terreno fino a quel momento ignorati o sottovalutati.
Ad opera del primo uscì una storia della città gradevole e molto fruibile dal pubblico anche se apportò più novità di costume che sulla ricerca storica vera e propria mentre il secondo, seguendo la sua passione per l’archeologia, indirizzò la ricerca al reperimento dei manufatti rimanenti delle fortificazioni cittadine e delle eventuali opere sotterranee di carattere militare presentando pure una interpretazione planimetrica personale della città fortificata che tuttora rappresenta un passo interessante per lo studio poliorcetico della sua struttura militare.
Nello stesso periodo prese vita la prima Società Storica Pinerolese nata ad opera di un gruppo di appassionati affiancati dal dott. Antonio Francesco Parisi direttore della Biblioteca Civica il quale, con il tempo, rimarrà solo a lavorare nel settore a causa della brevissima vita dell’associazione.
Nel decennio successivo nasce ad opera sempre dell’Ingegner Borgna e di un nucleo di appassionati il CeSMAP organismo puntato alla ricerca archeologica in generale ed in particolare specializzato nell’arte rupestre (ed ora giunto ad occupare una notevole posizione nel panorama internazionale) che, a latere del proprio prioritario interesse, svolge ricerche di tipo archeologico sui resti delle opere fortificate pinerolesi.
Così con alterne fortune la ricerca storica urbanistica e militare cittadina non compie passi determinanti praticamente fino al primi anni settanta (1974) quando il “Primo Congresso sulla Maschera di Ferro” fornisce lo spunto per approfondimenti sugli studi della storia civile e militare della città con l’inserimento di ricercatori specializzati forniti di specifiche conoscenze tecnico-storico ed archivistiche. Dalle relazioni presentate al congresso si raccolsero notizie valide per alcune puntualizzazioni circa lo sviluppo della cinta fortificata cittadina ad opera alternativamente dei Savoia e dei francesi, la paternità delle prime mura di Pinerolo sicuramente di marca piemontese ed altri particolari minori sull’urbanistica della città.
Con le ricerche dello scrivente si addiviene ad una prima analisi critica della documentazione planimetrica nota della città rilevando una serie di incongruenze ed imprecisioni che conducevano ad errate conclusioni storiche circa la vita cittadina definendo anche lo sviluppo temporale della fortificazione dal secolo XVI al secolo XVII.
Nella stessa occasione la diversità di punti di vista tra vari studiosi stimolò ulteriormente l’approfondimento dei temi principali di ricerca che nel giro di pochi anni ha condotto ad un certo numero di risultati positivi.
Nel 1978 in occasione della mostra “Pinerolo nel Tempo” a cura del Lyons Club di Pinerolo fu presentata al pubblico, sempre a cura dello scrivente, la traduzione della relazione sullo stato della piazzaforte di Pinerolo redatta dal Vauban intorno al 1670 con lo scopo di studiarne le migliorie da apportarvi.
Questo documento risultò come un punto fermo di grande rilevanza per la conoscenza dell’opera tecnico storico e militare della città consentendo la lettura delle tracce urbanistiche ancora attualmente visibili.
Nella stessa mostra furono presentate una trentina di rappresentazioni planimetriche della fortezza fino al momento sconosciute ed inedite. Queste non hanno stravolto le conoscenze acquisite ma hanno consentito di classificare cronologicamente le continue modifiche a cui la piazzaforte fu sottoposta nel corso dell’ultima metà del XVII secolo.
Nel 1979, postumo, apparve uno studio del dott. Ugo Marino che, seppure nuovamente non fornì apporti importanti nello studio della struttura militare della città, tuttavia ampliò il panorama conoscitivo sulla funzione della fortezza quale prigione di stato.
Nel 1982 il prosieguo degli studi mi ha condotto al reperimento di un rilievo dell’architetto Carlo Morello che fotografa la situazione della città e della fortificazione nel 1629 cosicché anche con l’ausilio di documenti reperiti presso gli archivi militari francesi si è potuto procedere a definire altri punti fermi sulla storia cittadina cioè:

-    Quali furono esattamente i lavori di fortificazione condotti dai francesi durante la seconda occupazione.
-    Quali furono i lavori di miglioramento della fortificazione iniziati a partire dal 1630 e conseguentemente che non è possibile attribuirne il progetto o l’ispirazione al Vauban stante il fatto che egli nacque nel 1633.
-    Che l’autore di questo articolato progetto fu l’ingegnere militare Antoine De Ville.

Questa ultima scoperta aumentò il rammarico per l’abbattimento della fortificazione in quanto sarebbe stato un esempio irripetibile di arte poliorcetica del periodo di transizione verso la fortificazione di scuola moderna.

Nel 1983 nacque a supporto degli studiosi locali la seconda versione della “Società Storica Pinerolese” che riunì buona parte dei cultori di storia pinerolese ed un certo numero di appassionati che attraverso un bollettino annuale cerca di tenere aggiornata la situazione degli studi locali. Questa iniziativa, seppur operando con alti e bassi, continua a vivere ed a fornire un tramite importante tra gli studiosi e la popolazione che pur non facendo ricerca è curiosa di conoscere la storia locale. Non si ritiene opportuno in questa sede fornire l’elenco degli argomenti trattati nel bollettino tuttavia è sufficiente rivolgersi alla sede della società medesima per avere tutte le indicazioni necessarie.
Negli anni successivi l’unificazione su unica tavola dei rilievi particolari dei singoli tratti di mura fortificate allegati alla relazione Vauban da me realizzata ha consentito, unitamente alla documentazione fotografica pervenuta dalla RAF attraverso l’Istituto Centrale per il Catalogo, di iniziare una ricerca minuziosa dei resti di dette mura ancora riconoscibili sul territorio.
Questa possibilità ha permesso, nel corso degli anni, di affinare ulteriormente la conoscenza storica e topografica della città.
Il secondo congresso sulla Maschera di Ferro del 1991 fu nuova occasione per migliorare le conoscenze sulla storia militare e politica della città con l’apporto di studiosi nazionali ed esteri specializzati in storia e fortificazione francese.
In tale occasione ho presentato la prima ricostruzione tridimensionale della fortezza di Pinerolo in modo da consentire uno studio più accurato dell’impianto fortificatorio della cittadella fino a quel momento assai nebuloso.
Mentre da una parte si continua a studiare per definire in modo esaustivo la struttura fortificatoria e militare della città, dall’altra altri studiosi si occupano di indagare aspetti diversi della storia cittadina che, seppure a latere del filone più appariscente della ricerca, risultano importanti per la conoscenza approfondita del tema: “storia della città nel tempo”.
Si ricordano di seguito gli studi su:

-    “Il Convento di San Francesco” di Andrea Piazza del 1993. Questa opera seppure non porta elementi nuovi per l’urbanistica cittadina, amplia le conoscenze sulla importante presenza dei francescani in città.
-    “Pinerolo tra cronaca e Storia” di Giovanni Visentin apparsa nel 1996 che spigolando su fatti e fatterelli di storia locale con note di colore e aneddoti fornisce un quadro molto gradevole della storia pinerolese di un certo numero di secoli.
Sempre nel 1996, a cura dello scrivente, viene realizzato l’unico plastico esistente della città di Pinerolo cinta dalle mura alla data del 1690.
Questa ricostruzione ha chiarito molti dubbi sullo sviluppo plani altimetrico della cinta fortificata e sulla cittadella anche se ha messo in luce alcuni punti oscuri riguardanti la cittadella che attualmente sono in fase di studio.

Tra il 1998 ed il 2002 hanno visto la luce le opere illustranti gli studi condotti da Marco Calliero sul catasto della città del 1428. Queste opere rivolte allo studio di un periodo molto lontano potrebbero apparire, ad un primo esame, di scarsa importanza per lo studio militare delle opere fortificate cittadine, mentre al contrario sono risultate di notevole interesse tanto urbanistico quanto poliorcetico.
Infatti si può asserire che:

-    La struttura planimetrica dell’abitato di impianto medioevale, sempre e solo indicata in modo volutamente molto approssimativo in seguito, e che si mantenne fino all’inizio del XVIII secolo invariata, aveva necessità di essere studiata e definita in modo esaustivo.
-    Il sistema viario interno non era completamente noto in tutti i suoi particolari ed ancora la collocazione delle antiche porte della città discende dal percorso e dallo sbocco delle vie presso le mura.
-    La pianta del castello, nucleo centrale della futura cittadella, era conosciuta solo attraverso alcuni disegni privi di qualsivoglia didascalia quindi la corretta collocazione e denominazione delle varie torri è risultata determinante per la lettura di molti documenti riguardanti i lavori di sistemazione ed ampliamento condotti tanto dai piemontesi quanto dai francesi nel tempo. Inoltre le precisazioni sulla denominazione, la funzione ed il numero delle torri ha permesso di correggere alcuni grossi equivoci inerenti:

-    la torre isolata posta al centro del cortile del castello nota erroneamente come “torre del bello sguardo” mentre tale nome è pertinente alla torre angolare sud;
-    la torre est indicata unicamente come sede della cappella di San Giorgio fungeva principalmente da guardaroba;
-    la torre di mezzo sul fronte verso la città risulta essere l’abitazione del castellano e non una prigione oltre ad essere indicata alcune volte come “Donjon”;
-    risultano esserci sette elementi sporgenti (torri o semi torri) dalla muratura perimetrale del castello mentre nei disegni successivi il numero risulta di volta in volta diverso.

Nel 2000, in occasione della mostra sulla città all’epoca del Re Sole organizzata dal CeSMAP, ho presentato il plastico della ricostruzione del forte di Santa Brigida.
Lo studio preventivo ha condotto alla constatazione che i disegni della fortezza noti erano da leggersi con uno specchio. Infatti la situazione delle opere sul terreno era speculare rispetto agli elaborati grafici.
Negli ultimi anni l’attenzione è stata incentrata sul periodo della prima occupazione francese di Pinerolo, meno noto del seguente e meno studiato, ed in particolare sulle opere fortificate realizzate da architetti militari italiani e non a servizio dello stato francese.
Ad oggi ho fatto un certo numero di passi avanti reperendo notizie di buon interesse tuttavia non si può dire che il lavoro sia terminato.
Al momento non sono a mia conoscenza altri studi in corso sullo stesso tema.
Anche sulla precisa forma del castello e sulla relativa evoluzione nonché sul nucleo centrale della cittadella permangono ad oggi dei punti oscuri e spero che l’analisi delle ultime documentazioni reperite negli archivi militari francesi possano condurre a esaustivi risultati.
Questi studi sono seguiti molto attentamente dagli studiosi militari francesi e dai cultori della storia della Maschera di Ferro poiché allo stato attuale delle ricerche risultano esserci ancora degli interrogativi circa l’interpretazione di alcuni passi dei documenti contabili e descrittivi riguardanti i prigionieri della cittadella di Pinerolo e la contabilità dei lavori condotti dagli ingegneri militari del Re Sole.
La cronistoria degli studi condotti dai vari studiosi sulla città può considerarsi condensata in quanto sopra esposto.
Sicuramente ritengo che molto sia stato fatto, tuttavia penso che ci sia ancora spazio per molte altre ricerche prima di considerare la materia esplorata compiutamente.

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